Nel vecchio mondo industriale la formazione aveva un ruolo ben definito: si calava nella struttura organizzativa dopo che erano state definite mansioni e specializzazioni. Anche l’obiettivo era molto lineare: affinare capacità e competenze sulla base di quanto stabilito dall’organizzazione.
Ma è ancora valido questo modello? Forse non poi così tanto, visto quanto è cambiata l’impresa. E quindi come dovrebbe cambiare la formazione? Quale aiuto dovrebbe concretamente fornire una formazione efficace?
L’importanza dell’informazione formale e informale
Rispetto al passato, al lavoratore è richiesto di mettersi in gioco più di prima. Potremmo definirlo un valore aggiunto, un apporto non solo professionale, basato sul mestiere, ma anche personale, basato sulla partecipazione e l’iniziativa di ciascuno.
Siamo infatti passati da una rigida logica strutturata a una prevalenza della componente legata ai servizi. La componente di servizio all’interno di ogni produzione ha insomma aumentato il suo peso, come ben dimostrano Apple e Amazon. Di contro, la produzione degli oggetti materiali diviene sempre più automatizzata e meno bisognosa dell’attività materiale delle persone.
Applicare strumenti e metodi con diligenza e precisione non è più sufficiente nell’impresa di oggi: entrano in campo componenti squisitamente più soft. Se l’organizzazione è più liquida, ecco che necessariamente le persone devono subentrare attraverso le loro capacità di risolvere problemi, di adattarsi a situazioni mutevoli e magari anche di trovare soluzioni creative, soprattutto se si devono rapportare con altre persone.
La formazione è in grado di insegnare queste competenze?
Una formazione che ha come solo obiettivo quello di adeguare i comportamenti dei lavoratori ai dettami dell’organizzazione non è più funzionale ad una organizzazione divenuta nel frattempo più fluida e più snella. Paradossalmente, adeguarsi all’organizzazione esistente non fa crescere né l’azienda né la stessa organizzazione.
Ciò significa che l’attività di formazione non può identificarsi solo in una funzione aziendale lineare e ben strutturata, ma deve evolversi in qualcosa di più complesso.
Se gli aspetti formali della formazione hanno meno rilevanza allora è chiaro che i momenti formativi più efficaci devono avvenire sul campo e l’azienda si deve preoccupare di creare un ambiente lavorativo che sia esso stesso una funzione di continuo apprendimento anche attraverso un meno controllabile interscambio delle conoscenze tra colleghi e capi.
Che cosa va fatto? |
Come si potrebbe fare? |
Promuovere una formazione anche informale, ovvero un clima che favorisca il passaggio e il trasferimento di conoscenze e di apprendimento. | Sul fronte strutturale questo significa creare ambienti che favoriscano l’interazione (es. open space, ambienti e aree di frequentazione comune). Sul fronte culturale invece, significa favorire una leadership partecipativa e una cultura condivisa, progettando più attività di mentoring, coaching e di formazione concreta. |
Valutare attentamente con attenzione il clima aziendale e il livello di interazione e di collaborazione tra tutte le componenti dell’azienda e in primo luogo tra i collaboratori. | Questo si traduce in regolari indagini di clima e nel favorire gli incontri tra le persone. È poi necessario dare maggior spazio alle idee e ai suggerimenti che provengono da ogni lavoratore e aumentare le attività formative informali. |
Promuovere l’idea di un’azienda che consideri le persone come una funzione determinante per il suo ed il loro successo. | Ovvero instaurare un sistema premiante che riconosca il valore e dia prospettive di crescita al lavoratore. Cercando poi, nei limiti del possibile, di rispettare le aspettative e i desideri di crescita di ogni collaboratore. |
Possiamo quindi fare a meno della formazione formale?
No. Sviluppare occasioni informali di formazione e crescita professionale non significa affatto abolire la formazione tradizionale. È semplicemente un incentivo ad una visione più fluida, che prenda maggiormente in considerazione la crescita e le aspettative del lavoratore, invogliandolo a creare del valore aggiunto per sé e per l’impresa. Oltretutto, è bene ribadire che in molte circostanze occorre necessariamente fare formazione con le più formali modalità di aula. Si pensi ad esempio a quando si devono far conoscere normative o aggiornamenti tecnici, o quando c’è necessità di affermare le strategie aziendali. O ancora, quando l’azienda deve supportare i dipendenti verso trasformazioni, deve attuare nuove politiche, deve lanciare nuovi prodotti o deve orientare la struttura verso obiettivi ambiziosi.
La formazione formale appare anche come importante momento di condivisione culturale, di messa in comune di saperi, umori e sentimenti. In aula può essere forte l’appartenenza al gruppo come l’interscambio di esperienze, magari tra persone che non hanno molte occasioni di frequentarsi.
Ecco quindi che gli uffici di formazione devono preoccuparsi della sinergia tra le iniziative formali e quelle informali. Sappiamo infatti, anche se possiamo non accorgercene, che l’ambiente e il contesto esercitano una grande influenza non solo negli aspetti motivazionali o di benessere, ma anche in termini di formazione. Pensiamo ad esempio a quanto si può apprendere in un’azienda in cui c’è reale condivisione dei valori, coerenza comportamentale, condivisione di esperienze e tensione verso nuove possibilità.
Per concludere
Pensiamo che una delle sfide per il futuro della formazione aziendale sia proprio quella di facilitare le sinergie tra gli aspetti formali e quelli informali. I primi sono governabili più facilmente e direttamente, mentre sui secondi possiamo intervenire solo indirettamente. In che modo? Lavorando sull’ambiente e monitorando, per modo di dire, la “temperatura” dell’organizzazione, affinchè esista la giusta tensione verso interscambio di informazioni e apprendimento, in un contesto di logiche positive e propositive.
Un grande ed entusiasmante lavoro aspetta quindi tutti i colleghi che si occupano di formazione all’interno delle aziende!
Laura Garozzo e Angelo Pasquarella – Projectland
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