Negli anni ’80, il film “WarGames”, che ammetto mi affascina tantissimo ancora oggi, presentava uno scenario in cui un computer super avanzato, chiamato WOPR (War Operation Plan Response), rischiava di scatenare una guerra termonucleare globale. La soluzione emergeva quando la macchina imparava che in alcuni giochi, come il tris, l’unica mossa vincente è non giocare. Il motivo è semplice: non vince nessuno! 
Questa narrazione cinematografica, metafora della guerra fredda e della sua logica a somma zero, ha molto da insegnarci sull’uso e sull’importanza dell’apprendimento nell’intelligenza artificiale (IA), specialmente in ambito negoziale. 

Le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale in ambito negoziale

Nel film, l’intelligenza artificiale non considerava gli aspetti etici della guerra, focalizzandosi unicamente sulla “vittoria”. Ciò sottolinea un aspetto cruciale: l’importanza che l’IA non solo elabori dati, ma anche apprenda e si adatti, tenendo conto delle implicazioni etiche delle sue azioni. In una realtà dove la guerra fredda non avrebbe portato a una vera “vittoria” per nessuna delle parti, la lezione di WOPR diventa una pietra miliare per la negoziazione moderna. 

In un’epoca dominata da ChatGPT e altre forme di IA, le potenzialità di questi sistemi nell’ambito negoziale sono immense. Come “The Negotiator”, una versione personalizzata di ChatGPT, mi ha illustrato quando gliel’ho chiesto, l’IA può contribuire alla negoziazione in vari modi: 

– Efficienza e velocità nelle decisioni. 

– Analisi basate su vasti set di dati. 

– Comunicazione priva di emozioni, riducendo fraintendimenti. 

– Apprendimento e adattamento da ogni scenario di negoziazione. 

E tanto altro… 

I limiti a cui prestare attenzione

L’efficacia nell’uso dell’IA in negoziazioni dipende notevolmente dalla capacità di comunicare efficacemente con essa. Comprendere come interagire con l’IA permette di ottenere informazioni più accurate e pertinenti, che possono essere cruciali nelle decisioni negoziali. 

Un aspetto da non sottovalutare è la presenza di bias nell’IA, derivante dalla sua genesi umana e dai dati spesso intrisi di pregiudizi. È fondamentale saper discernere le informazioni fornite dall’IA, filtrando ciò che è realmente utile per una negoziazione efficace. 

Vedo inoltre l’intelligenza artificiale non solo come uno strumento per la negoziazione effettiva, ma anche come un mezzo formativo eccellente. L’IA può fungere da sparring partner in scenari simulati, affinando le abilità negoziali degli utenti. 

Dai giorni di “WarGames”, l’IA ha fatto passi da gigante, evolvendosi da un semplice concetto cinematografico a uno strumento potente nelle mani di negoziatori e formatori. Comprendere e sfruttare al meglio questa tecnologia, mantenendo una consapevolezza critica dei suoi limiti e bias, può rivoluzionare non solo come negoziamo, ma anche come pensiamo alla negoziazione stessa. In un mondo dove l’interazione uomo-macchina diventa sempre più intricata, l’apprendimento dall’IA e con l’IA potrebbe essere il nuovo campo di battaglia, dove, per citare il film, la mossa vincente potrebbe non essere quella di non giocare, ma di giocare con maggiori competenze! 

 

Antonio Sanna