A maggio 2024 si concluderà ufficialmente l’anno europeo dedicato alle competenze.
L’Unione Europea negli ultimi anni ha infatti puntato i riflettori sulla necessità di prevedere la collaborazione di ogni stato membro per sostenere un mercato del lavoro che sia competitivo, partendo proprio dalla necessità dei lavoratori offrire al mercato le competenze richieste.
Le azioni della European skills agenda
Tra le 12 azioni previste dalla “European Skills Agenda”, almeno 7 sono dedicate all’obbiettivo di sviluppare le “giuste skill per il lavoro”, tramite il supporto alla “vocational education” e alle strategie nazionali di up-skilling.
Il fine è quello di permettere ai cittadini europei di essere parte attiva nel mercato del lavoro e, di conseguenza, nella società.
Nel 2016 la Commissione Europea ha già notato un incremento generale del 32% di adulti che hanno preso parte a progetti di formazione. Nel 2019 si è notato un incremento dell’82% di adulti disoccupati che hanno preso parte ad un percorso di formazione.
In particolare questo gennaio, tramite un factsheet, la Commissione ha sottolineato l’importanza di sostenere l’up-skilling e il re-skilling soprattutto per quanto riguarda le skill trasversali, che permettono ai lavoratori di adattarsi con flessibilità ai cambiamenti imposti dalla transizione digitale e dallo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.
European skills agenda: la situazione italiana
In questo contesto, l’Italia risulta uno degli stati membri con la maggiore necessità di implementare strategie nazionali complete e coerenti per l’up-skilling della propria forza lavoro. In un report prodotto dalla Commissione Europea, tra il 2016 e il 2021 si è però potuto notare solo un modesto progresso in tal senso.
Per poter rispondere alle sfide poste dall’Agenda delle competenze europea, per il nostro paese sarà sempre più necessario sostenere una strategia di lungo termine che supporti non solo la riconversione dei lavoratori meno qualificati, ma anche la formazione continua di chi è già parte attiva nel mercato del lavoro: azioni in tal senso non sono necessarie solo per mantenere la solidità delle singole aziende, ma anche la competitività e resilienza del mercato del lavoro a livello nazionale ed europeo.
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