Dando seguito alla proposta della Presidente Ursula von der Leyen, la Commissione Europea ha proclamato il 2023 come “Anno europeo delle Competenze”.
Come è noto, l’Unione Europea è in prima linea nella realizzazione della transizione verde e digitale, ponendosi non solo l’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma soprattutto quello di divenire il mercato leader nel settore delle nuove tecnologie e nella costruzione della cosiddetta società dei dati.
Non si può pertanto recriminare l’assenza di visione nella leadership europea, la quale ha ben compreso quali saranno le sfide da affrontare nel prossimo futuro per assicurare il benessere dei suoi cittadini e lo sviluppo economico, sociale e ambientale del continente. A riprova di quanto affermato, la Commissione Europea si è posta l’obiettivo di assicurare, entro il 2030 il possesso di competenze digitali di base all’80% dei cittadini EU mettendo in campo diverse iniziative concrete e sostanziose.
Tuttavia, allo stato attuale delle cose i dati non riferiscono una situazione confortante. Secondo l’Indice DESI (The Digital Economy e Society Index), il quale registra gli avanzamenti nello stato di digitalizzazione dei Paesi europei, la strada è ancora lunga.
Secondo questo indice, infatti, 4 adulti europei su 10 in età da lavoro non padroneggiano neanche le competenze digitali di base. Il dato è frutto della media tra i diversi Paesi e non riflette in modo evidente la distanza che caratterizza ancora le diverse aree dell’Unione. I livelli più alti di alfabetizzazione digitale sono infatti raggiunti in Finlandia o nei Paesi Bassi, dove il 79% degli individui possiede le competenze digitali di base. Al contrario, in ben otto Paesi questa percentuale scende sotto il 50%. Tra questi abbiamo Romania, Bulgaria, Polonia e, aimè, l’Italia.
In questo articolo non ci dilungheremo sulla situazione nostrana, già da noi più volte trattata. Ciò che si intende mettere in luce, semmai, è che c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto se si pensa che il 55% delle imprese europee afferma di aver avuto difficoltà nel reperire figure professionali con le necessarie competenze in ambito digitale.
Nonostante gli ostacoli e i ritardi, il fatto che la digitalizzazione sia centrale nella strategia europea è dimostrato dal fatto che parte significativa dei fondi del Next Generation EU – 127 miliardi – sono rivolti proprio al supporto della transizione digitale. A questa iniziativa se ne sommano peraltro altre, come il Programma Europa Digitale al Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+).
L’individuazione del 2023 come l’Anno delle competenze è dunque l’ennesimo segnale del percorso che l’Unione europea intende tracciare per i suoi cittadini. Un’iniziativa che non possiamo non accogliere con favore, essendoci posti in prima linea nella promozione della formazione permanente e per l’acquisizione di quel Digital mindset che per molti – e non solo nel nostro Paese – sembra ancora un’utopia.
Federica Palladini
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