Il tema dello Smart Working in molte imprese è stato affrontato semplicemente per le necessità indotte dalla pandemia. L’unica e immediata soluzione possibile è stata quindi quella di attrezzarsi al meglio per lavorare da casa. Poche aziende hanno avuto invece modo e tempo per decidere se fosse utile utilizzare metodologie di Smart Working in modo sistematico.
Quelle che intendono farlo ora si trovano ad affrontare (tra le altre) soprattutto le due grandi problematiche di tipo organizzativo riguardanti le strutture e le persone.
I cambiamenti riguardanti le strutture
Per le strutture, oltre agli aspetti legati alle tecniche e agli strumenti, il punto chiave si riassume in una trasformazione importante: l’organizzazione passa da una modalità di lavoro “per compiti e procedure” a una modalità “per risultati attesi” che debbono essere misurabili e quantificabili (a differenza degli obiettivi che sono spesso indicati in modo generale e qualitativo).
Se si perdona l’eccessiva semplificazione, quando passiamo allo Smart Working dobbiamo innanzitutto domandarci: l’azienda dispone già di un sistema preciso che colleghi i risultati attesi a ogni singolo collaboratore, gruppo di lavoro o di progetto? Ha effettuato il passaggio da una mappatura dei processi e delle attività a una mappatura dei risultati attesi? Possiede un sistema di gestione e di controllo dei risultati attesi, le relative strutture di rilevazione e i sistemi di valutazione? E’ in grado di accorgersi tempestivamente di eventuali carenze e inconvenienti per intervenire e ripianificare?
Si tratta di un grande cambiamento da non sottovalutare!
I cambiamenti riguardanti i collaboratori
Tuttavia, se i problemi riguardanti le strutture organizzative sono complessi, appaiono ancora più complessi quelli attinenti i lavoratori, che peraltro sono coloro che danno vita agli stessi modelli organizzativi e ne decretano il successo o il fallimento pratico. Conoscere i propri collaboratori è quindi un presupposto indispensabile per capire se il nuovo modello organizzativo sia o meno sostenibile nel concreto.
Per questo all’azienda, nel processo di change management verso lo Smart Working, conviene avere come fulcro e punto di partenza proprio i collaboratori, effettuando preliminarmente indagini sia di natura generale che individuale.
Come avviare la transizione verso lo smart working
Per valutare la maturità del personale dell’azienda in generale verso il passaggio a forme di lavoro in Smart Working necessitano quindi indagini svolte con le migliori tecniche di psicologia del lavoro in grado di rilevare situazioni, opinioni e tendenze al fine di capire quale sia il livello di maturità medio dei lavoratori di fronte a un simile cambiamento. Solo a titolo di esempio dovremmo indagare quale sia:
- il livello medio di consapevolezza sulle operazioni di autopianificazione del proprio lavoro, di valutazione delle difficoltà percepite rispetto agli imprevisti possibili, del livello di autonomia raggiunto (diminuiscono le possibilità di confronto con capi e colleghi), quello di intraprendenza e di capacità di reazione in funzione degli obiettivi
- il livello medio di stress in grado di essere tollerato rispetto a risultati da ottenere e lavorando in condizioni più incerte
- le preferenze stesse degli operatori in base al loro modo di vedere il ruolo lavorativo e le modalità di svolgere la loro attività
Queste indagini di carattere generale appaiono preliminari per effettuare scelte organizzative consapevoli ma non bastano.
L’organizzazione forzatamente dovrà proseguire l’analisi sul piano individuale. Lavorare per risultati attesi e quindi con maggiore autonomia presuppone infatti un’analisi approfondita delle caratteristiche personali del collaboratore (via assessment e documentale) e del livello di competenze hard possedute.
Affrontare seriamente le scelte in materia di Smart Working richiede quindi importanti analisi da effettuarsi preliminarmente alle scelte mettendo al centro dell’attenzione proprio le attività di indagine nei confronti dei collaboratori i quali rappresentano il fattore più critico per il successo dell’operazione.
Un lavoro da svolgere anche con l’aiuto di preparati professionisti in indagini psicosociali.
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