L’Enciclopedia Treccani definisce la creatività come «la capacità di creare con l’intelletto e con la fantasia». Per definire questa preziosa virtù potremmo andare oltre, sottolineando come la capacità di produrre nuove idee in modo originale abbia a che fare con la voglia di scoperta, la tensione verso il nuovo e la capacità di mettere in discussione antichi pregiudizi e preconcetti.
Spesso si ritiene che la creatività non appartenga a tutti, e che solo alcune persone presentino una più spiccata tendenza verso questa dote. La verità è però che ognuno di noi ha in sé un grande potenziale creativo che, come tutti i talenti, ha semplicemente bisogno di essere allenato.
Proprio dalla necessità di allenare il proprio pensiero nasce la tecnica dei Sei cappelli per pensare di Edward De Bono, saggista e psicologo maltese considerato uno dei maggiori studiosi del pensiero creativo. Dopo i suoi celebri studi sul “pensiero laterale”, nei quali De Bono ha elaborato un’ulteriore metodo in grado di guidare gli individui verso nuovi approcci e, soprattutto, prospettive creative.
Se stai cercando di capire come stimolare il tuo pensiero creativo per concepire idee nuove e originali, questo articolo fa per te. Scopriamo insieme in cosa consiste la teoria dei Sei cappelli per pensare.
Sei cappelli per pensare: una guida per la scoperta della creatività
Già in questo articolo, affrontando la Theory U di Scharmer, avevamo riflettuto sul tema dei tranelli della routine di pensiero. Spesso infatti, di fronte a nuove sfide o all’emergere di problemi, gli individui tendono a cercare le soluzioni nelle strade già conosciute. Agendo in questo modo si rischia, tuttavia, di ricadere nelle stesse dinamiche che hanno determinato l’impasse. Solo mettendo in discussione i propri consueti ragionamenti è possibile, invece, arrivare a nuove soluzioni e invenzioni.
Per questo oggi vogliamo parlarvi della tecnica dei Sei cappelli per pensare di Edward Bono. Il punto di partenza della teoria è lo stesso che sottintende la teoria del pensiero laterale: per ampliare i propri orizzonti è necessario scomporre il verticalismo del pensiero tradizionale che con la sua rigidità impedisce di osservare la realtà da più angolazioni. Pensare in modo creativo è infatti possibile: tutto quello che dobbiamo imparare è il come. La tecnica di De Bono è un esercizio utile anche per chi non deve realizzare l’invenzione del secolo: lo scopo è evitare infatti di accomodarsi sul proprio pensiero, compiacendosi acriticamente dei propri ragionamenti. Tutti potremmo – e dovremmo – allenare continuamente la nostra capacità critica, imparando a pensare meglio e accettando di uscire dalla confort zone delle consapevolezze acquisite.
Un colore per ogni sfumatura di pensiero: cosa rappresentano i cappelli di De Bono
Perché De Bono utilizza l’esempio dei cappelli? La risposta è semplice: perché indossare un copricapo è di fatto una scelta deliberata. Allo stesso modo, per ampliare la prospettiva del proprio pensiero ogni persona può scegliere di “indossare” un determinato punto di vista. L’autore ne individua, in particolare, sei, ognuno dei quali fa riferimento a uno schema di pensiero da seguire e allenare. Attenzione: indossare solo il cappello che più sentiamo a noi affine non è sufficiente. Dovremo infatti allenarci a usarli tutti per liberare la nostra creatività.
Il cappello bianco
Indossare il cappello bianco richiede di adottare un punto di vista neutrale e obiettivo. Questo tipo di pensiero si applica perfettamente all’analisi dei dati, la quale deve essere svolta senza giudizi e preconcetti. Si tratta, dunque, della fase della concretezza, in cui si recuperano le informazioni necessarie ad avere una visione lucida e obiettiva della realtà che si ha di fronte.
Il cappello nero
Il cappello nero rappresenta il lato logico-negativo del pensiero. Si potrebbe forse pensare sia meglio non indossare questo cappello. In realtà è l’esatto opposto: con il cappello nero si è spinti a considerare tutte le variabili che potranno incidere sul nostro progetto, specialmente quelle che possono funzionare male. Questo tipo di pensiero stimola ad essere realisti, a individuare i possibili ostacoli e a stimolare la nostra creatività sull’individuazione delle vie di uscita. Non si tratta di essere negativi, ma di rintracciare grazie alla razionalità i punti che occorre tenere in considerazione prima di prendere decisioni.
Il cappello giallo
Dopo aver indagato le possibili avversità grazie all’approccio logico – negativo, è il momento di indossare il cappello giallo e allenare il nostro pensiero nel senso inverso. Dall’analisi delle criticità è possibile infatti far emergere un approccio costruttivo e ottimista che ci guidi alla scoperta delle nuove strade da percorrere. Anche in questo caso indossando il cappello giallo non dobbiamo dimenticare la logica e la razionalità: non si tratta di abbracciare un cieco entusiasmo ma di aprirsi in modo costruttivo alle nuove possibilità.
Il cappello verde
Il cappello verde è il copricapo dell’originalità e della creatività. È proprio in questo momento che il pensiero può liberarsi e avventurarsi in nuove strade. La chiave, secondo Bono, è la provocazione, intesa come punto in cui il ragionamento è stimolato verso percorsi inesplorati. In questa fase occorre mettere il nostro pensiero alla prova, indagando quali mezzi sono necessari per raggiungere i nostri obiettivi e superare gli ostacoli che si frappongono nel nostro percorso.
Il cappello rosso
Quando si indossa il cappello rosso il pensiero si apre all’emotività, alle sensazioni e alla passione. Questo cappello non deve essere confuso con quello giallo, in cui l’apertura mentale era ponderata dalla logica. In questa fase, al contrario, il pensiero è totalmente libero, guidato solo da sensazioni, intuito e istinto.
Il cappello blu
Arriviamo all’ultimo – per così dire – cappello. Il cappello blu è infatti quello che tiene insieme tutte le fasi di pensiero che si sono susseguiti nelle fasi precedenti. Potremmo definirlo il cappello unificatore che rappresenta il processo strutturato e controlla il processo creativo trasmettendo calma e equilibrio. Il blu va indossato infatti sia all’inizio, quando occorre decidere come strutturare il ragionamento e alla fine, per mettere ordine e prendere una decisione. È il pensiero strutturato, infatti, a mettere insieme tutte le angolazioni sperimentate, dal pensiero logico a quello irrazionale e da quello positivo a quello negativo. Più che analizzare le singole idee, il cappello blu sorveglia il flusso del processo creativo.
Conclusioni
La tecnica dei Sei cappelli per pensare di De Bono fa comprendere come, per aprirsi alla creatività, occorra usare diverse strategie di pensiero. Alle volte si pensa che la razionalità abbia poco a che vedere con la creazione: tutto il contrario. Per arrivare all’innovazione abbiamo bisogno di chiamare a raccolta tutte le sfumature del nostro pensiero, allenando quelle che ci vengono meno naturali e rafforzando quelle che padroneggiamo meglio. Grazie a questo metodo, chi tende a concentrarsi solo su gli aspetti negativi della realtà potrà imparare a conoscere la positività logica. Al contrario, le persone troppo ottimiste potranno comprendere la necessità di attraversare momenti di negatività razionale.
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