In questo articolo vi spiegheremo perché le soft skills saranno sempre più importanti nel mercato del lavoro. L’ascesa delle professioni tecnologiche può infatti indurre a pensare che sia conveniente investire solo ed esclusivamente nelle competenze tecniche (hard skills). In realtà, per paradosso, le professioni emergenti – legate all’innovazione digitale – richiederanno una sempre maggior padronanza delle capacità interpersonali e sociali. Le soft skills sono infatti un qualcosa di più di semplici qualifiche da aggiungere al proprio curriculum. Si tratta infatti di capacità e competenze trasversali necessarie a rendere effettivo ed efficace il nostro lavoro.
Nel mercato del lavoro del futuro, dovremo investire tanto nelle hard skills quanto nelle soft skills
«La transizione al nuovo mondo del lavoro sarà incentrata sull’essere umano tanto quanto lo sarà sulla tecnologia».
World Economic Forum
Lo sviluppo delle competenze tecnologiche e digitali sarà sicuramente fondamentale nel prossimo futuro, ma non è certo l’unico campo di approfondimento. Come abbiamo ribadito più volte – come in questo articolo – sarà imprescindibile rafforzare anche quelle caratteristiche squisitamente «umane» – di tipo cognitivo, sociale ed emozionale – nelle quali, almeno per il momento, ancora primeggiamo sulle macchine.
Le soft skills sono fondamentali, eppure spesso sono trascurate nella formazione
Riuscire a relazionarsi con gli altri creando relazioni positive e di fiducia; saper portare avanti una ricerca con intuizione, ingegno e creatività; porsi da guida e saper collaborare, imparare e insegnare, assistere e motivare gli altri; dimostrare determinazione e iniziativa nel perseguire gli obiettivi: ecco le più importanti soft skills, le qualità che saranno sempre più necessarie in futuro.
Se pensiamo alla formazione in azienda, ci accorgiamo che spesso le competenze trasversali vengono messe in ombra e si tende a privilegiare la formazione di natura tecnica e professionale. Questo perché quest’ultima è, comprensibilmente, è percepita come immediatamente fruibile sul lavoro. Le competenze soft, invece, sono un terreno più incerto sia nella messa in opera sia nei risultati. Siamo convinti, insomma, che se sappiamo far bene il nostro mestiere così com’è avremo un risultato in termini di produttività. Siamo però portati a trascurare gli aspetti che inficiano questa produttività per mancanza di collaborazione, innovazione, iniziativa dei singoli collaboratori e volontà di affrontare i cambiamenti che comunque ci saranno imposti. Ecco perché per le aziende sarà cruciale investire nella formazione per l’area delle soft skill e delle caratteristiche personali dei propri dipendenti.
Domandiamoci quanto possano costare in termini produttivi l’assenza di una sincera collaborazione tra due dipartimenti, il conflitto tra le persone, l’abitudine a non farsi carico dei problemi o a non sviluppare la capacità di far fronte a imprevisti. Sono aspetti che spesso consideriamo fatali ma quasi inevitabili; eppure difficilmente azzardiamo un’analisi dei costi di queste situazioni critiche. Se lo facessimo potremmo rimanere molto sorpresi dalla loro entità. Riusciremmo a capire perché le soft skills sono così importanti, per non dire fondamentali.
Siamo portati a sottovalutare i fenomeni connessi all’impiego del capitale umano poiché, intimamente, confidiamo ancora molto nel modello organizzativo: in esso vediamo la soluzione di ogni eventuale problema. Alla fin fine siamo convinti che tutto possa risolversi con l’aggiustamento di una procedura piuttosto che con interventi sulle persone. Tuttavia, il mondo sta cambiando e il modello organizzativo con lui. Poiché il capitale umano sarà chiamato a gestire processi complessi, fin d’ora dobbiamo preoccuparci di diffondere a tutti i livelli in azienda una cultura utile ad affrontare lavori che esulino dagli «standard». Dovremo comprendere che le competenze trasversali sono necessarie in questo processo tanto quanto le skills tecniche.
Anche perché, può anche essere utile ricordare che tendenzialmente le competenze hard, specifiche della professione, hanno vita più breve, a differenza di quelle soft che possono adattarsi a nuovi lavori e incombenze.
«Un particolare linguaggio di programmazione può passare di moda, ma la creatività, l’adattabilità e le capacità di collaborazione saranno sempre preziose».
Su quali competenze dovremo investire allora?
Ovviamente, su entrambe. Anche perché le une non potranno che svilupparsi attraverso le altre, e viceversa. Il dato interessante è che, a quanto sembra, il lavoratore ideale dell’era digitale dovrà possedere competenze che siamo abituati a considerare quasi incompatibili: cultura tecnologica da una parte e umanistica dall’altra. A ben vedere, però, i due mondi non sono poi tanto lontani e si integrano facilmente. Oltretutto l’ascesa delle competenze soft sta andando a braccetto con quella delle competenze digitali da parecchio tempo.
Il mercato del lavoro premierà sempre di più le abilità sociali. La velocità delle trasformazioni in corso impone l’esigenza di scambiare informazioni con gli altri, di coordinare ed essere coordinati, di essere creativi nella ricerca di nuove soluzioni. Si tratta di atteggiamenti che richiedono il superamento delle rigidità tipiche di chi si sente portatore di una cultura esclusivamente tecnica e specialistica.
Dal libro di A. Pasquarella e L. Garozzo, «Competenze e Formazione 4.0»
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